Dell EMC PowerStore Metro Node, continuità operazionale (it)

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Tutti i business moderni si basano sulla tecnologia. Se c’è un problema con la tecnologia, c’è un impatto negativo sul business. Oggi le aspettative sono che la tecnologia non debba fallire. Come sappiamo, ciò non è possibile e per questo tendiamo a valutare un sistema in termini di availability che possiamo misurare in “numero di nove”. Ad esempio, 5 9’s significa letteralmente che un sistema è disponibile per 99.999 del tempo, il che equivale a 5 minuti di inattività (sia pianificati che non pianificati) all’anno. È chiaro che le dichiarazioni di alcuni fornitori di infrastruttura di avere una disponibilità del 100% non sono realistiche, se ciò fosse vero, non sarebbe necessario implementare architetture di Business Continuity o DR per le nostre applicazioni mission-critical.

Sia la Business Continuity che il DR sono meccanismi di copia di dati da un data center primario a un data center secondario. Essendo una copia, e mentre i dati vengono copiati, questi non possono essere utilizzati nel sito secondario fino al completamento di una serie di operazioni in modo che le applicazioni possano riavviare il servizio. Un’implementazione di questo tipo non è utile se il nostro obiettivo è ottenere una disponibilità continua dei dati, senza alcuna interruzione del servizio.

Per una disponibilità continua di dati e servizi, è necessaria un’architettura di tipo attiva/attiva o Metro in cui i carichi di lavoro possano operare in due data center contemporaneamente.

Esistono diverse soluzioni Metro con marcate differenze tra di loro. L’obiettivo di questo post è differenziare queste soluzioni e, in particolare, evidenziare le caratteristiche uniche della proposta di Dell Technologies PowerStore Metro Node.

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Dell EMC PowerStore X AppsON, casi d’uso (it)

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Sappiamo che l’IT dovrà gestire sempre un maggior numero di carichi di lavoro, da applicazioni tradizionali, applicazioni virtualizzate fino all’analisi dei dati nell’edge. In tutti questi casi, ma soprattutto negli ultimi due, è facile intuire che l’efficienza dell’ambiente dipende in larga misura dalla “vicinanza” dei dati e dell’applicazione con l’hardware in cui si svolge il processo.

Una delle caratteristiche più innovative di PowerStore è senza dubbio AppsON, una funzionalità unica che permette di eseguire in modalità nativa applicazioni virtualizzate direttamente sullo stack software / hardware del sistema. La esecuzione di applicazioni a livello locale migliora l’efficienza.

In questo post analizzeremo in dettaglio questa particolare funzionalità e vedremo alcuni dei principali casi d’uso di AppsON, ad esempio in ambienti edge, ROBO, applicazioni data intensive e modernizzazione di ambienti esistenti.

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Dell EMC PowerStore, proposta di valore (it)

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Negli ultimi anni la maggior parte dei sistemi di storage ha seguito principalmente 3 tendenze di mercato, 1) capacità di memorizzare sempre più dati, 2) maggiori performance, 3) semplificazione della gestione dell’ambiente. Tuttavia, se consideriamo in modo più ampio le esigenze di un data center attuale, è chiaro che, per quanto riguarda la scelta di un sistema di storage, esistono altri fattori importanti come la facilità di integrazione nell’ambiente del data center, l’adattabilità della soluzione che ne consente l’utilizzo nel core, nell’edge e nel cloud e un’intelligenza che elimini le attività di gestione che richiedono più tempo grazie all’automazione nel posizionamento dei volumi, le migrazioni e l’equilibrio o bilanciamento (load balancing) dei carichi di lavoro. 

Per soddisfare queste esigenze è necessaria una nuova architettura di storage con particolare attenzione alla combinazione dei vantaggi del miglior hardware con la flessibilità e la semplicità di una progettazione software virtualizzata, che consenta una continua evoluzione dell’infrastruttura insieme al mondo in continua evoluzione dei dati.

In questo post parleremo della proposta di valore di Dell EMC PowerStore, della visione di Dell Technologies alla base di questo sviluppo e dei vantaggi che questa soluzione offre nell’ambito di un data center moderno.

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Un Software Defined Storage (SDS) flessibile, VxFlex (it)

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In modo semplice possiamo spiegare il concetto di Software Defined Storage (SDS) affermando che il software dello storage non è definito dall’hardware su cui gira (storage tradizionale), in un SDS il software di storage è disaccoppiato dall’hardware e può essere eseguito su qualsiasi hardware standard.

Una delle differenze fondamentali tra uno storage tradizionale e un sistema SDS sta nella modalità di accesso ai dati e ai servizi dei dati (protezione, copia locale o remota, ecc.). In un sistema SDS l’accesso ai dati viene effettuato grazie a un’astrazione del piano storage (data plane), attraverso un software o hypervisor eseguito sui server (control plane). Allo stesso modo i servizi dati sono erogati e gestiti dal software. Proprio come nel mondo VMware, dove vSphere è una soluzione di compute software defined con innegabili vantaggi, un sistema SDS utilizza concetti simili per ottenere i vantaggi della virtualizzazione a livello storage.

A seconda del tipo e della varietà di hypervisor supportati dal sistema ci sono diverse possibili implementazioni di SDS, fondamentalmente possiamo considerarne due: soluzioni SDS che supportano un singolo hypervisor o soluzioni SDS che supportano configurazioni multi-hypervisor e anche bare-metal.

In questo post parleremo di cosa significa un Software Defined Storage flessibile, in particolare analizzeremo la soluzione SDS Dell EMC VxFlex. Vedremo anche come VxFlex sia in grado di replicare i vantaggi delle soluzioni di storage “tradizionali” offrendo allo stesso tempo le prerogative della HCI.

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Dell EMC Infrastructure as Code (IaC) (it)

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Cloud, container, Kubernetes, IaC e DevOps sono oggi tra i termini più ricercati su Internet per un semplice motivo, la necessità di accelerare lo sviluppo di applicazioni. Per attuare questa tendenza, l’infrastruttura di storage a supporto deve essere configurata in ogni momento in base alle esigenze delle applicazioni seguendo un approccio pratico che consenta di “costruire” l’infrastruttura in modo analogo a come si costruiscono le applicazioni, cioè, usando codice.

Wikipedia definisce IaC (Infrastructure as Code) come “il processo di gestione e provisioning dei data center dei computer attraverso file di definizione leggibili dalla macchina, piuttosto che configurazione hardware fisica o strumenti di configurazione interattiva.”

Si potrebbe pensare che per implementare l’IaC sia sufficiente scrivere una serie di script che consentano un certo grado di automazione. Tuttavia è chiaro che il solo uso di script comporti uno sforzo notevole per mantenerli oltre ad un continuo aggiornamento degli stessi quando l’infrastruttura cambia.

IaC è un concetto diverso, la IaC prevede l’uso di best practices e processi di sviluppo software agile per la gestione dell’infrastruttura. La IaC fa parte di DevOps ed è quindi finalizzata alla continuous delivery. Per eliminare la complessità di conoscere in dettaglio come interagire con l’infrastruttura, l’IaC utilizza una serie di strumenti per gestirla tramite codice e orchestratori standard.

In questo post analizzeremo gli strumenti della IaC che consentono un’automazione ripetibile, coerente e solida delle infrastrutture di storage.

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